SICC – Round Table


Massimo Franco – Le nanoparticelle lipidiche solide (SLN) si distinguono dai vettori lipidici nanostrutturati (NLC) per la composizione della matrice delle particelle solide. La loro produzione e dei relativi prodotti finali è possibile mediante metodi ben consolidati. Le SLN e NLC presentano caratteristiche idonee per l’applicazione dermica di cosmetici e prodotti farmaceutici, ovvero rilascio controllato di attivi, targeting farmacologico, miglioramento della penetrazione e aumento dell’idratazione cutanea. Grazie alla possibilità di produrre nanoparticelle lipidiche da lipidi naturali e/o biodegradabili, questo sistema di trasporto mostra un’eccellente tollerabilità.

Piera Di Martino – Diversi sono gli ingredienti di dimensioni nanoparticellari impiegati nelle formulazioni cosmetiche, come l’ossido di zinco o il carbon black. Ma se da un lato la commissione europea ha solo parzialmente risolto l’enigma sulla sicurezza dei sistemi nano per uso cosmetico, dall’altro lato c’è una forte spinta da parte del settore ricerca ed innovazione nel trasformare materie prime anche molto note in forma nano, al fine di migliorarne la performance cosmetica.
Si rende quindi necessario conoscere meglio questi sistemi al fine di ridurre le variazioni di lotto e assicurare la stabilità in formulazione. La misura della dimensione particellare, del potenziale zeta, delle proprietà di superficie delle materie prime, nonché le caratteristiche reologiche delle formulazioni contenenti nanoparticelle sono solo alcune delle tecniche di caratterizzazione che possono essere impiegate a tal fine e che varrebbe la pena introdurre anche come analisi di routine nei laboratori cosmetici.

Eleonora Russo – La nanotecnologia è definita come “la progettazione, la caratterizzazione, la produzione e l’applicazione di materiali, dispositivi e sistemi di dimensioni nanometriche”.
La FDA attualmente non ha una vera definizione di nanomateriale ma ha pubblicato una guida per l’industria, nel giugno del 2014, per contribuire a fornire normative e chiarezza nella regolamentazione dei prodotti nanotecnologici (Guidance for Industry ID: FDA-2010-D-0530-0039, giugno 2014). Il regolamento sui cosmetici dell’Unione Europea (UE) afferma che un nanomateriale è un “materiale insolubile o biopersistente e intenzionalmente fabbricato con una o più dimensioni esterne, o con una struttura interna, di misura da 1 a 100 nm” (Regolamento (CE) n. 1223/2 e 9).
L’uso della nanotecnologia nei cosmetici è finalizzato alla realizzazione di prodotti più efficaci e che durano più a lungo. Questa tecnologia viene applicata per ottimizzare le condizioni di produzione e lo sviluppo di una formulazione robusta per la cura della pelle.
Della nanotecnologia in cosmetica si sfruttano soprattutto i prodotti costituiti da goccioline di piccole dimensioni con elevata area superficiale, che consentono un efficace trasporto dei principi attivi attraverso la pelle.
In questa breve trattazione scientifica andremo ad analizzare alcune tra le più importanti formulazioni nanotecnologiche applicate alla cosmesi e ne descriveremo le tecniche di preparazione.
I sistemi a base di lipidi sono il tipo più comune di nanoparticelle studiate per l’applicazione topica. Le nanoparticelle lipidiche solide (SLN), le nanoemulsioni e i carrier lipidici nanostrutturati (NLC) sono i principali tipi di nanoparticelle a matrice mentre i liposomi sono il principale tipo di particelle vescicolari valutate negli studi di permeazione. Altri tipi di sistemi di rilascio dermico includono i niosomi, cubosomi, sistemi bicellari e le nano dispersioni.
In particolare, per quanto riguarda le micro e nanoparticelle lipidiche, le tecniche più utilizzate per la loro preparazione sono le seguenti:
• Omogeneizzazione ad alta pressione (a caldo o a freddo);
• Tecnica della precipitazione-diffusione del solvente;
• Tecnica della microemulsione;
• Tecnica dell’emulsione multipla W/O/W;
• Tecnica dello spray drying
Tutti questi tipi di formulazione presentano un’elevata capacità di intrappolamento dell’attivo, una
stabilità a lungo termine, un’elevata biocompatibilità e la possibilità di essere prodotti su scala industriale a costi ridotti.

Paola Perugini – Le nanotecnologie hanno rivoluzionato negli ultimi anni diversi settori, portando a elevati miglioramenti di prestazione, ma anche alla creazione di funzionalità totalmente nuove che aprono nuovi orizzonti alla loro applicazione. Nel settore dell’imballaggio, molto importante è stato il ruolo delle nanotecnologie sia nel migliorare le prestazioni globali dell’imballo (meccaniche, barriera …) sia per quello che riguarda l’imballaggio funzionale, attivo e intelligente. Alcune applicazioni già autorizzate sul mercato da parte degli Stati membri e dalla Commissione europea, sono l’uso del nitruro di titanio nelle bottiglie di polietilene tereftalato (PET) o l’introduzione di carbon black o di ossido di zinco nel packaging polimerico. Inoltre numerosi studi hanno dimostrato la possibilità dello sviluppo di un packaging intelligente antimicrobico utilizzando le nanotecnologie.
Il potenziale rischio per i consumatori derivante dall’uso delle nanotecnologie negli imballaggi è ovviamente correlato all’eventuale migrazione dei nanomateriali nella formulazione contenuta, sia essa un alimento o un cosmetico. Non bisogna dimenticare però che anche alcune interazioni tra le strutture nel packaging e gli ingredienti presenti nella formulazione possono determinarne un loro adsorbimento con perdita di attività e di sicurezza del prodotto finito.
Per questo motivo gli studi di interazione packaging-contenuto intesi sia come migrazione di elementi dal packaging al prodotto che come possibile adsorbimento degli attivi, conservanti o sostanze volatili al packaging stesso sono fondamentali per garantire la sicurezza e l’efficacia del prodotto finale. I protocolli di studio devono ovviamente adeguarsi alla tipologia di materiale polimerico di partenza, alla tipologia di packaging e al suo spessore e agli ingredienti contenuti.

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